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prova) destinati a risolvere un punto di diritto determinante e di cui la parte non poteva avere conoscenza né supporre la pertinenza nel caso concreto (GICRA 1994 n. 29, pag. 207 consid. 5). In altri termini, l'autorità non può limitarsi di regola a mettere passivamente a disposizione l'incartamento, ma è tenuta ad orientare convenientemente l'interessato circa lo stato della pratica.

b) Nel caso di specie il ricorrente ben sapeva di essere stato prosciolto da ogni accusa nel procedimento penale di cui trattasi, proscioglimento da lui stesso evocato in corso di procedura, basta al proposito leggere con un minimo d'attenzione le dichiarazioni da lui rese nel corso dell'audizione del 9 marzo 1989, e si è persino impegnato a produrre la documentazione giudiziaria relativa al processo stesso. Non si vede pertanto perché l'UFR non avrebbe potuto attingere a tale documentazione (che per svista non ha enumerato nell'indice degli atti di causa) se già in suo possesso, o perché avrebbe dovuto - e non solo potuto - informare il ricorrente della sua volontà di adoperare, come mezzo di prova, un documento il cui contenuto essenziale, per avere vissuto i fatti in prima persona, gli era noto. Peraltro, l'arresto del 1982 e la conseguente procedura penale essendo circostanze non contestate neanche dall'autorità inferiore (v. decisione impugnata, primo considerando in diritto a pag. 3), la censura sollevata dall'insorgente di violazione del diritto di essere sentito, per essere stato impedito dal difendere convenientemente i propri interessi in sede di ricorso, è infondata e va disattesa.

6. - Il ricorrente si duole di un abuso del potere d'apprezzamento. Nel caso concreto, egli tuttavia non dimostra dove l'UFR è incorso in abuso del potere d'apprezzamento, segnatamente in arbitrio nella valutazione dei mezzi probatori acquisiti agli atti, o in disparità di trattamento, o in violazione dei principi della buona fede, o della proporzionalità. Giova fra l'altro rilevare che trattandosi di apprezzamento di prova, onde dimostrarne l'arbitrarietà, non è sufficiente argomentare che le prove in questione avrebbero potuto essere valutate differentemente o, finanche, in modo più convincente, ma occorre dimostrare che le conclusioni tratte dalla prima istanza sono oggettivamente assolutamente insostenibili, in contrasto manifesto con la situazione effettiva o adottate senza motivi oggettivi (DTF 122 I 67 consid. 3a e relativi riferimenti).

Un'autorità viola il principio della parità di trattamento allorquando stabilisce distinzioni giuridiche che non si fondano su alcun elemento ragionevole conto tenuto della situazione di fatto da regolamentare (DTF 121 I 102 consid. 4a pag. 104). Ritenuto che il concetto di parità di trattamento è per sua natura fluido, ovvero non suscettibile di esatta definizione, occorre che l'ingiustizia