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nemmeno ha il diritto di chiedere l'ammissione provvisoria (cfr. decisione inedita della CRA del 28 dicembre 1993 in re A.,
Bosnia-Erzegovina), giova osservare che egli da un lato deve considerarsi cittadino croato (per i motivi che vedremo di
seguito), e dall'altro lato non può ritenersi disertore (o renitente).
b) Nel caso concreto, trattasi pertanto di esaminare se a ragione, o a
torto, l'autorità inferiore ha ritenuto che fossero adempiuti i presupposti per l'applicazione
dell'art. 14a cpv. 6 LDDS, e se la pronunzia dell'esecuzione del rinvio del ricorrente in Bosnia-Erzegovina sia
legittima.
c) Nel giudizio litigioso l'autorità inferiore si è limitata ad affermare che nel caso di specie dovrebbe ritenersi che l'interessato ha compromesso in modo grave l'ordine pubblico della Svizzera
(cfr. decisione impugnata, pag. 6). Si pone pertanto il quesito a sapere se siffatta asserzione adempia i requisiti di una corretta motivazione giusta l'art. 35 PA.
L'obbligo della motivazione è formalità essenziale, e se da un lato rappresenta un limite intrinseco alla libertà di
convincimento, costringendo l'autorità giudicante a rendere ragione della razionalità dell'itinerario seguito per giungere alla
decisione, dall'altro si configura quale premessa logica imprescindibile per l'esercizio del successivo controllo sulle linee di formazione di quel
convincimento. Per conseguenza, attraverso doverosi passaggi argomentativi imperniati sull'indicazione delle risultanze probatorie legittimamente
acquisite, nonché sull'esplicitazione dei criteri di valutazione
impiegati, l'autorità giudicante dovrà in concreto ricostruire, anzitutto per la propria
consapevolezza, ma anche per gli eventuali riscontri in sede di
impugnazione, il percorso logico-conoscitivo che l'ha condotta ad apprezzare in un certo modo le prove disponibili ed a trarne determinate
conclusioni. L'autorità giudicante ha pertanto l'obbligo di esplicitare, nel modo più rigorso e completo possibile ed
esigibile, la motivazione posta a base della decisione adottata, ancorando così il principio del libero convincimento alla necessità di indicazione specifica dei risultati acquisiti e dei criteri
adottati, al fine di evitare che detto principio venga attuato per un uso
arbitrario.
Invero, nella motivazione della decisione, l'autorità non è tenuta a compiere un'analisi approfondita di tutte le deduzioni delle parti e a prendere in esame dettagliatamente tutte le risultanze
processuali, essendo invece sufficiente che, anche attraverso una valutazione globale di quelle deduzioni e
risultanze,
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